Arrivo puntuale e piena di emozione al mio primo
appuntamento con la “vasca di galleggiamento e di restrizione
sensoriale”. Inventata negli anni Cinquanta da Lilly, un ricercatore
americano, la “vasca” è una specie di grande uovo in cui è possibile
“galleggiare” immersi in una particolare soluzione di acqua
e sale ad alta densità, nel buio più totale. Si trova, unica
in Italia, installata nella sede dell’Associazione Cosmic Egg,
a San Donato Milanese.
Suono il campanello e mi apre Luca, che immediatamente
punta lo sguardo sui miei piedi: «Qui si entra senza scarpe!».
Salto fuori dalle mie scarpe in un baleno. L’atmosfera è gradevole,
familiare, sembra di essere a casa: il profumo dell’incenso,
la musica di sottofondo, la luce soffusa, l’arredamento… Mi
sento subito a mio agio, anche se sono impaziente di vedere
questa “vasca” speciale di cui mi hanno parlato in maniera entusiasmante.
Eccola! È enorme e bianca, e somiglia al muso di un delfino,
per quanto sia invece qualcosa di inusuale e “strano”. Non è
una vasca comune: è dotata di un coperchio che serve ad isolarsi
totalmente dall’esterno, di un impianto stereofonico e di un
sistema speciale di circolazione e sterilizzazione dell’acqua.
In effetti sembra una capsula spaziale, ed ascoltare le spiegazioni
sul suo utilizzo mi fa ricordare i viaggi in aereo, quando ti
raccontano quali procedure seguire, quando mettere e togliere
le cinture di sicurezza… Ma a differenza di qualsiasi altro
viaggio, questa volta l'emozione è forte e il cuore batte.
Dopo la doccia preventiva, obbligatoria, finalmente
entro: mi immergo lentamente in qualcosa di caldo, di morbido
e rotondo, accogliente, avvolgente… È una sensazione affettuosa,
rassicurante, una pancia, una bella pancia morbida e appena
illuminata. C’è una musica, molto adatta, che mi accompagnerà
per i primi dieci minuti, e prima di distendermi mi guardo intorno,
per assicurarmi di aver capito bene le “istruzioni per l’uso”:
c’è il pulsante della luce, da usare in caso di “improvviso
desiderio di mondo”, poi c’è quello dell’allarme, in
caso di “improvviso desiderio di compagnia”, e una salviettina
arancione, per asciugarsi ed evitare di mettersi le mani bagnate
di soluzione salina negli occhi.
OK. Mi sdraio… Galleggio!
È la cosa più strana eppure più naturale che
abbia mai provato: non faccio il minimo sforzo. Sono immobile
e galleggio come una goccia di olio nell’acqua! Davvero strabiliante,
anche il mio stupore infantile! Non resta altro che rilassarsi…
E chiudo gli occhi, in un oceano morbido e caldo e silenzioso.
Vengo distratta dal mio respiro, che è vivo e udibile come mai
prima. Lo seguo, lo ascolto, diventa una ninna nanna. E aumenta
di volume, diventa grande, grande, mi sembra di essere solo
respiro, sono il mio stesso respiro, sono consapevole di essere
il respiro stesso che mi alimenta!
Ora la luce e la musica svaniscono. Tutto è buio
e silenzioso. Tutto è respiro. Sento tutto, buio silenzio respiro.
Ho la netta sensazione di percepirmi, di sentirmi un vero essere
vivente, di scoprire di esistere, di essere parte, di essere
fondamentale, di essere Dio. Una goduria totale!
L’emozione è tale che i pensieri mi assalgono
e si rincorrono nella testa ad una velocità inusuale: pensieri
di ogni tipo, sulla mia vita, sulle mie cose, e non riescono
a fermarsi, scappano via velocissimi, come se fossero inutili,
in quel momento, come se il loro posto non fosse lì nella vasca
insieme a me. Nella vasca, i pensieri assumono un altro peso:
li osservi, i pensieri, non li pensi!
Mi diverte, questa scoperta: guardo i miei pensieri
passare nella mente.
Mi annoiano terribilmente, li trovo banali, inutili,
non sono “i miei” pensieri, sono solo pensieri. Ma nella vasca
non c’è posto per i pensieri; sembra che nella vasca sia vietato
pensare, sia quasi impossibile, sia inutile. Questo stato di
“non pensiero” è l’unico che può aprire le porte della percezione:
ecco che cosa ho capito, nella vasca! Il gioco è fatto: nella
vasca si raggiunge il non pensiero.
Tempo un attimo, e sento la musica riavvicinarsi
a me: la sessione è terminata. Riprendo lentamente possesso
del mio corpo, che fino a quel momento avevo magicamente dimenticato…
Sento le gambe incredibilmente pesanti… Ma basta un comando
mentale ed ecco che si muovono, leggerissime ed agili, e posso
alzarmi, in un piacevole solletico… Mi rimetto l’accappatoio
e mi avvio alla doccia. Arriva immancabile la domanda: «Com’è
andata?». La risposta è tutta in una fragorosa risata di gioia
e contentezza, di benessere. Mentre lavo via la soluzione salina
che ricopre la pelle mi accorgo di quanto lentamente io mi muova.
Ogni piccolo gesto porta con sé un’incredibile carica di consapevolezza.
Sono di nuovo vestita, seduta a sorseggiare la
tazza di tè offerta dal Cosmic, nel silenzio e nella tranquillità
del confortevole ambiente che mi circonda. Di nuovo tra i mortali,
penso. Ma la sensazione che mi rimane è solo quella dell’immortalità.
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